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Descrizione

Emblematico "luogo alto", riconoscibile da lontano nell'orizzonte del Roero, il "bric" su cui sorge la chiesa di S. Servasio domina antichi percorsi e si colloca entro l'antico patrimonio franco-alamanno che comprendeva le aree di Pulciano, Ostiliano e Sarno; quest'ultimo territorio ­denominato anche Sorsono - faceva capo alla cascina e chiesa (scomparsa) di S. Pietro, poste ad un significativo incrocio sotto S. Servasio.
Il santo titolare, vissuto nel IV secolo, si era segnalato nella lotta antiariana e fu specialmente onorato a partire dai Franchi; ciò conforterebbe l'introduzione in zona del suo culto a cavallo fra l' VIII secolo e il successivo e l'inclusione della strategica posizione della sua chiesa nell'area del citato patrimonio fondiario franco-alamanno.
Avvicinandosi al rilievo da sud, in un'area che ha fornito vari e significativi toponimi preistorici, resta ovvio pensare ad un'operazione di "désaffectation" per un sito che rappresentava un altare naturale rivolto ai vasti boschi che da sempre lo fronteggiano, agli immensi panorami che si dischiudono specialmente verso occidente.
Ma il nuovo orizzonte religioso era da tutt'altra parte, onde la chiesa ebbe una direzione opposta (ossia fu costruita orientata), mentre l'apparente illogicità del sito, isolato e abbastanza discosto dall'abitato, era superata dai vantaggi di avere un santo protettore di vignaioli, falegnami e fabbri.
La chiesa è citata a partire dal 1399, quando Margherita, vedova di Antonio Malabaila consignore di Castellinaldo, dispone per un legato ad essa e a quella sottostante di S. Pietro "de Zurzono", ossia "di Sorsono".

Due secoli dopo, nel 1581, la chiesa viene ornata di affreschi, quasi certamente ad opera della Comunità, senza tuttavia escludere contributi da parte signorile. Si trattava infatti di un sito pubblico, come ben si ricava da una querela sporta il 2 giugno 1582, quando il procuratore fiscale del luogo accusa due sudditi di aver affisso "in locis publicis" - cioè al muro del forno e a quello della chiesa di S. Servasio - un libello diffamatorio (o "papardella'') contro un altro suddito di Castellinaldo.
Il fatto era accaduto la domenica "grassa" (ultima di carnevale) ed era stato notato anche da un notaio e dal consignore Giovanni Angelo Malabaila, che a S. Servasio si erano recati a passeggio, una conferma che la spianata della chiesa era una delle località più frequentate. Il catasto figurato di fine '700 conferma l'appartenenza della chiesa al Comune.
Il vescovo Broglia, in visita nel 1626, giudica che l'edificio "bene se habet".
Oltre un secolo dopo, nel 1742, la relazione sulla diocesi definisce la chiesa "molto antica" e la descrive ad una navata frammezzata da due pilastri e di forma semiovata. All'epoca la chiesa non ha ancora campanile ma è già fornita di un porticato avanti, sul quale si trova l'abitazione del "romito"; sopra l'abitazione si trova una piccola campana di un rubbo e mezzo (circa 14 kg) di peso. Il campanile fu costruito in seguito.

Modalita di Accesso

Accesso libero

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Dove

Via San Servasio - 12050

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Pagina aggiornata il 25/09/2023 17:03:00

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